L’obiettivo del progetto è stato quello di ottenere un metodo semplice, veloce e affidabile per la quantificazione di venetoclax. E’ stato dunque sviluppato e validato un metodo analitico per la determinazione del farmaco nel plasma umano mediante HPLC-UV con estrazione in fase solida su colonnine. Attualmente stiamo applicando il metodo sviluppato su diverse tipologie di campioni (plasma, emazie e PBMC) di pazienti con leucemia mieloide acuta in trattamento con venetoclax, valutando l'idoneità del metodo per la routine clinica. I dati sinora osservati suggeriscono l'utilità di correlare i livelli di venetoclax ottenuti con l’outcome clinico, al fine di reperire informazioni per meglio gestire efficacia e tossicità del trattamento. La revisione dei dati di tale progetto è ancora in fase di lavorazione: il numero di chi assume venetoclax al momento è basso. Stiamo raccogliendo dati per costruire una pubblicazione adeguata dal punto di vista statistico tenendo conto della disaggregazione dei dati per sesso e genere.
Il ruolo centrale delle catecolamine nelle malattie neurodegenerative è ancora scarsamente studiato. Tali neurotrasmettitori svolgono un ruolo fondamentale nella valutazione della funzionalità del sistema nervoso e delle malattie ad esso correlate, pertanto la loro quantificazione nei fluidi biologici è di grande importanza. A tale scopo è stato sviluppato e validato secondo le linee guida FDA un metodo utile per l'estrazione e l'analisi in HPLC-UV di catecolamine in diversi fluidi biologici. Il metodo sviluppato è semplice, sensibile e selettivo. Sinora è stato applicato a campioni di plasma e cervello di topi. Al momento stiamo anche lavorando per sviluppare un'analisi genetica specifica volta a rilevare eventuali polimorfismi potenzialmente coinvolti nell'eziologia dei disturbi neurodegenerativi. Il monitoraggio dei livelli di catecolamine mediante HPLC-UV accoppiato all'analisi genetica di polimorfismi specifici potrebbe, dunque, aiutare a ottimizzare il trattamento delle malattie neurodegenerative. Il lavoro condotto sinora in collaborazione con il Nico (Istituto di Neuroscenze di UniTO) ha permesso la condivisione dei risultati ottenuti a congressi nazionali ed internazionali, portando alla pubblicazione di due lavori scientifici in cui le variabili di età e di sesso sono state fortemente indagate: Montarolo F et al., “NURR1 deficiency is associated to ADHD-likephenotypes in mice”, Translational Psychiatry 2019; Montarolo F et al., “NURR1-deficient mice have age- and sex-specific behavioural phenotypes”, Journal of Neuroscience Research 2022).
Il glutatione (GSH) è un tripeptide con biosintesi ribosomiale indipendente. Il ciclo γ-glutamilico contiene la via metabolica per la sua sintesi e degradazione. Tre di queste sei reazioni sono collegate ad altre vie metaboliche (EMP, ciclo TCA, metilgliossale), fondamentali per comprendere a livello sistemico il meccanismo patogenetico di base. Le evidenze sperimentali mostrano una forte correlazione tra il metabolismo GSH-dipendente e la sopravvivenza delle cellule tumorali sottoposte ad apoptosi/stress ossidativo. Inoltre, da letteratura, la malattia del trapianto contro l'ospite (GvHD) sembra avere una correlazione diretta con i livelli plasmatici di cisteina/cistina in combinazione con uno squilibrio redox con livelli alterati di GSH/GSSG con up-regolazione delle citochine infiammatorie. La potenziale valutazione terapeutica del GSH può essere di reale interesse clinico per i pazienti con trapianto di cellule staminali emathopoietiche (HSCT) con GvHD. A questo scopo il gruppo sta lavorando ad un progetto originale con diversi obiettivi. Obiettivo primario è trovare dei biomarcatori prognostici/diagnostici per il monitoraggio clinico della GvDH post HSCT. L'evidenza di cambiamenti metabolomici in questo contesto clinico può determinare un impatto sulla gestione clinica della GvDH, ambito al momento poco indagato. Obiettivo secondario del progetto è la validazione interna dei metodi analitici implementati durante lo studio attualmente non disponibili per la routine clinica. L’auspicio è di riuscire a rendere disponibile anche l’analisi di tali biomarcatori nel giro di un anno tra le analisi del Servizio di Farmacologia Clinica. Servirebbero a chiarire alcuni aspetti clinici, migliorerebbero la qualità della cura. Il presente progetto è al momento condotto su campioni di sangue periferico di pazienti HSCT mediante diverse analisi: analisi immunomagnetiche, saggi funzionali, analisi metabolomica in UPLC-MS/MS, analisi genetiche sul DNA dei pazienti; esperimenti di coltura in vitro sui PBMC dei pazienti. Il progetto è in fase di raccolta dati: l’ipotesi è di pubblicare un lavoro scientifico sul thiometaboloma entro fine 2024.
Il glifosate, sintetizzato nel 1974, è stato selezionato come erbicida per la distribuzione commerciale, grazie alla sua capacità di inibire selettivamente la via dello shikimato, una via enzimatica cardine che supporta la crescita delle piante. Considerato sicuro in termini di impatto ambientale ed effetti tossici sugli animali, con bassi costi di produzione ed elevata domanda di mercato, il glifosate ha rapidamente raggiunto una diffusione mondiale per l'impiego in agricoltura estensiva. È stato l'erbicida più adottato negli ultimi 40 anni. Il glifosate viene trasformato in acido aminometilfosfonico (AMPA) dalle piante e nel suolo attraverso degradazione. Dalla prima introduzione sul mercato, gli effetti del glifosate sulle piante sono stati ampiamente studiati, mentre, ad eccezione dell'esposizione professionale ad alti livelli di erbicidi a base di glifosate, non ci sono state segnalazioni precoci sulla tossicità nell'uomo. La letteratura scientifica sugli effetti biologici di glifosate sugli esseri umani è ancora controversa. In questo contesto, stabilire un modo semplice e sicuro per estrarre, determinare e quantificare glifosate ed AMPA in campioni biologici, è di fondamentale importanza per studiare le potenziali caratteristiche farmacodinamiche e farmacocinetiche delle due molecole. La maggior parte delle procedure descritte in letteratura per determinare tali concentrazioni, tuttavia, è estremamente complicata, richiede molto tempo e non fornisce quantificazioni accettabili. Abbiamo sviluppato e validato un metodo a basso costo, semplice, efficace e riproducibile per estrarre e quantificare glifosate ed AMPA in diversi campioni biologici al fine di definirne un possibile effetto biologico. Tale lavoro ha portato alla realizzazione di un brevetto nel periodo oggetto di valutazione, registrato a livello nazionale e recentemente esteso a livello europeo (“Procedimento per determinare glifosate e acido aminometilfosfonico in un campione”. Chiara F et al., Domanda nazionale depositata il 27 maggio 2021, estensione internazionale il 26 maggio 2022). L’argomento presta il fianco anche a riflessioni da un punto di vista sesso e genere specifico. Diversi sono, infatti, gli effetti sulla fertilità femminile e maschile: il glifosate interagisce con il recettore degli estrogeni α attivando la trascrizione degli elementi reattivi agli estrogeni, alterando l'espressione genica del sistema steroidogenico e, di conseguenza, l'omeostasi ipofisaria, modificando la produzione di LH, FSH, progesterone, estradiolo e testosterone. Inoltre, l’esposizione al glifosate tra uomo e donna è profondamente diversa, perché, ad esempio, sono state rilevate tracce di glifosate anche negli assorbenti interni.
Persone transgender e sanità
Da un anno e mezzo come gruppo di ricerca ci stiamo concentrando sulla raccolta dati su persone transgender che si interfacciano con i sistemi sanitari, le difficoltà riscontrate da queste e le possibilità di cambiamento. Riconoscendo la significativa carenza di informazioni cruciali per rappresentare adeguatamente le persone trans* nel sistema sanitario e per promuovere lo sviluppo di una Medicina Genere-Specifica, il questionario "censimento salute persone trans*" è stato un punto di partenza per provare a iniziare a colmare queste lacune.
Collaborazioni con la Regione Piemonte
Il gruppo ha recentemente avviato richiesta di analizzare il database generato dalla piattaforma di raccolta dati riferiti ai tamponi effettuati nella Regione Piemonte per COVID-19. La richiesta è sorta dalla volontà di capire, su casistica molto ampia, se esistessero delle diseguaglianze, dovute al sesso e al genere di chi si è sottoposto a tampone. L’analisi è stata condotta su chi si è sottoposto a tampone nel corso del 2020 per un totale di 254.640 records analizzati. Tale lavoro ha portato a diverse pubblicazioni.
Dato il vivo interesse del gruppo di Farmacologia clinica di DSCB alla possibile influenza delle variabili di sesso e di genere nella cura, recentemente è stata instaurata un’attiva e continua collaborazione tra il gruppo ed il COES, al fine di condurre lavori di ricerca sulle cartelle cliniche di pazienti affetti da differenti neoplasie. Il focus sui determinanti biologici caratteristici delle e dei pazienti in relazione alle terapie impostate per la cura del cancro ha consentito di evidenziare la presenza di alcune diseguaglianze nell’approccio di cura alla popolazione oncologica. Da tale lavoro di collaborazione sono emerse alcune recenti pubblicazioni. Nel futuro prossimo la collaborazione con il COES vedrà l’analisi delle cartelle cliniche riferite a pazienti con neoplasia polmonare ed un approfondimento in ambito di carcinoma pancreatico con analisi di farmacogenetica.